[EDITORIALE SFOGO VIDEOLUDICO] Emio – L’uomo che sorride, i videogiocatori anche ma i creator meno. La storia di una perla nascosta mal pubblicizzata da Nintendo

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In questo articolo della rubrica “EDITORIALE SFOGO VIDEOLUDICO“, ci concentreremo su Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club.



Inizialmente nel periodo del primissimo teaser a metà agosto rilasciato dalla casa di Kyoto, ha generato un hype veramente incredibile verso la figura misteriosa di Emio, l’uomo dal sacchetto in testa con una faccia sorridente, tanto da aver messo una curiosità immensa al pubblico di appassionati e fan, nel voler capire se questo titolo fosse una nuova IP horror di Nintendo.

Poche settimane prima del lancio della demo con i primi tre capitoli del gioco lo scorso 23 agosto 2024 (pre-lancio dell’intero titolo poi avvenuto il 29 agosto 2024 in forma completa), si venì però a scoprire della vera natura di Emio, ovvero quello di essere una visual novel, ma non solo.

Si trattava di Famicom Detective Club, una serie di avventure investigative a tinte horror narrate a schermo con dialoghi, quasi totalmente sconosciuta in Occidente, che non solo non era un vero nuovo franchise, ma bensì portava con se sulle spalle, una storia più che trentennale, legata appunto al nome e suffisso “Famicom”, ovvero il NES nella sua versione giapponese. Emio infatti è solo l’ultimo capitolo di una serie di “visual novel”, di discreto successo nel Sol Levante (sebbene i numerosi anni di rilascio tra un capitolo ed un altro, oltre che a piattaforme irreperibili per alcuni capitoli, come il Satellaview per Super Famicom, lo SNES giapponese), vantando quasi una decina di titoli tra il 1985 e il 2024, contando però porting, remake e titoli emulati tramite Virtual Console.

Dopo aver scoperto ciò, l’hype si era praticamente quasi annullato per il grande pubblico, spesso ignorante e “cafone” nel malgiudicare un genere come quello delle visual novel, fin troppo bistrattato ed odiato dai videogiocatori odierni (specie nel nostro Bel Paese), vedasi anche la stizza di certe tipologie di giocatori nel recuperare anche la recente raccolta di Ace Attorney Investigations, uscita solamente in inglese, perchè “bisogna farci sentire per la traduzione italiana”, facendo far fare meno vendite al titolo in Italia, gg davvero. Fortunatamente però, non tutti hanno la sensibilità di un comodino, ed io stesso, spinto dalla curiosità (non spenta da pregiudizi idioti), mi ci sono buttato a capofitto pur non sapendo praticamente nulla di Famicom Detective Club (conoscendolo praticamente solamente di nome e fama dal Giappone), tanto da crearne inizialmente addirittura una serie completa in Blind su Youtube (spostata poi successivamente su Patreon), di cui però parleremo dopo, perché c’è da fare un bel discorsetto.

Parleremo prima più nello specifico del gioco, cercando di non farvi troppi spoiler. Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club, è solamente l’ultima fatica partorita dal buon Yoshio Sakamoto, director di innumerevoli giochi della serie Metroid, colui che ha dato probabilmente il via libera a questo nuovo capitolo del franchise, spingendolo avanti la trama, dopo quasi quarant’anni dal lancio originale su Famicom (NES), presentandolo in prima persona, mettendoci la faccia (in maniera decisamente appassionata e coinvolta), nei video ufficiali di Nintendo durante le prime fasi di marketing del gioco.

Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club, narra di una leggenda metropolitana che viene raccontata e tramandata da generazioni, tramite varie località di città e villaggi in Giappone, tanto da arrivare poi al tempo Presente (non entreremo troppo nei dettagli sul come succede e in quanti anni accade ciò, per quello giocatelo o seguite i video), nel quale il nostro protagonista detective, Taro Ninten, accompagnato dalla dolce collega, Ayumi Tachibara (entrambi apparsi già come personaggi cardine dei precedenti capitoli), assieme al mentore e capo dell’agenzia di detective, Shunsuke Utsugi, si troveranno ad indagare su un caso di omicidio, legato alla morte di Eisuke Sasaki, un giovane ragazzo delle medie, trovato morto nelle prime fasi di gioco, con in testa proprio il sacchetto di carta sorridente di Emio. C

iò comporterà una collaborazione dei tre detective con la polizia del posto, entrando in contatto con innumerevoli personaggi chiave della vicenda, tra i quali sicuramente da citare la misteriosa e dura detective del caso, Junko Kuze, intenta a cercare la verità sulla morte del giovane, oltre che a cercare disperatamente di ritrovare su fratello Makoto, scomparso ben 18 anni prima dell’inizio della vicenda narrata. Junko non sarà l’unica “poliziotta” del caso, il protagonista e la sua collega infatti entreranno a contatto con altri personaggi come Kamada Kimiharu, capo della polizia e superiore di Kuze, e il suo sottoposto, nonchè collega stretto di Junko, ovvero Daisuke Kamihara, altro personaggio chiave di Emio, che sarà di grande importanza nello scorrere della narrazione, che sebbene strambo, dimostrerà un’attaccamento nei confronti della sua collega Junko, oltre che un’amicizia e fiducia nei confronti del protagonista.



Parlando del gameplay, beh stiamo parlando ovviamente di una visual novel investigativa. Quello che dovrete fare sarà infatti quello di leggere numerosi dialoghi a schermo, parlare, analizzare, fare domande, mostrare oggetti per cercare di far avanzare la narrazione (un po come succede nella serie Ace Attorney di Capcom per intenderci, senza processi però). Emio, al contrario del sopraindicato titolo, non dimostrerà troppa durezza nei confronti del videogiocatore. Ho trovato quest’opera decisamente accessibile per chiunque, con però bene in testa la capacità di immedesimarsi nella vicenda, rilassandosi e godendosi il gioco in maniera lenta, senza voler affrettare le cose. Ci saranno alcuni punti nei quali si potrà sbagliare una scelta o durante le deduzioni finali (ovvero la fase di riepilogo del capitolo), le affermazioni poste dall’assistente al protagonista, ma ciò non comporterà nessun tipo di Game Over o penalizzazione, si verrà solamente minimamente redarguiti sul fatto di non essere troppo attenti, ma nulla di concreto nel perdere progressi e/o ricominciare una determinata sezione di gioco, sebbene ci sia all’interno di un capitolo un “Game Over” fasullo, che trollerà in parte il giocatore, vi lasciamo però la curiosità di scoprirlo da voi in prima persona. Nel complesso, Emio è un titolo che giocabile da qualsiasi tipo di giocatore, a patto chiaramente che si riesca ad accettare cosa comporti giocare una “visual novel, ovvero immedesimarsi nella vicenda, senza avere un gameplay dinamico di azione, nel quale saltare, sparare, come si farebbe in un normale multiplayer o in COD qualsiasi.

Se dover trovare dei veri e propri difetti penalizzanti per quanto riguarda questa opera (che di per se non è perfetta, per quanto funzioni dannatamente bene nella narrazione), probabilmente citerei sicuramente l’andamento lento e spesso tirato per lunghe, per quanto riguarda alcuni capitoli del gioco, tra i quali citerei sicuramente il 6, 7 e in buonissima parte anche il 12, tra i più tediosi da affrontare senza avere il mindset adeguato, ovvero quello di relax mentale, entrando appieno nell’atmosfera di gioco (in soldoni, giocando il titolo senza fare altre cose nel mentre). Il gioco per quanto narrato molto bene (nelle prime fasi e capitoli, così come Detective Pikachu, verranno ripetute tante cose, utili per far entrare il giocatore nel mondo di Famicom Detective Club, a mo di tutorial), risulta essere alcune volte allungato un po forzatamente (specialmente nei capitoli sopraindicati), per quanto l’opera nella sua completezza non ne viene danneggiata in maniera consistente. Da citare sicuramente le parti nei quali vi ritrovete senza alcun tipo di via di uscita, bloccati in una delle innumerevoli location, apparentemente senza alcun azione da poter fare, per uscire da quella situazione senza via di uscita, decisamente si poteva gestire un pochettino meglio questa cosa.

Fatte le giuste celebrazioni ad Emio, torniamo al discorso che in queste settimane mi ha riguardato ed ha riguardato moltissimi creator (specialmente stranieri e perlopiù americani ed inglesi), che hanno portato Emio con delle serie su Youtube ed altre piattaforme. Ebbene si, Nintendo (molto probabilmente sotto richiesta di Mages, lo sviluppatore di Emio assieme alla grande N, già avvezzo a questo tipo di dinamiche per le sue novel in passato), ha deciso di bloccare moltissimi video riguardanti la trama del gioco nella prima settimana di lancio, gameplay colpiti per primi ovviamente (senza conseguenze ne penalizzazione alcune c’è da dirlo), bloccati specialmente quelli che ne raccontavano gli ultimi due capitoli del gioco, i più importanti, i quali avrebbero messo tutti i pezzi del puzzle dei misteri di Emio in ordine.

C’è da dire che non sono abituato a fare questi tipi di discorsi, ma ritengo che gli “Spoiler” in tutti i campi in cui se ne possono fare (che sia di film, telefilm, anime o videogame), siano diventati nel corso degli anni una piaga che ha distrutto letteralmente la comunicazione e la possibilità di condividere con gli altri una propria esperienza personale, magari sentendone un parere altrui, per confrontarsi ed avere un’opinione differente dalla propria, specie su un prodotto così di nicchia come Emio, una piccola perla videoludica che necessità se non addirittura ha L’OBBLIGO, di venir scoperto dai videogiocatori, vista anche la ridicola campagna di marketing pubblicitaria (mi spiace dirlo), che gli è stata riservata. Senza tener conto poi in che periodo storico ci stiamo trovando, pensare solamente di frenare informazioni e spoiler, in un periodo di leak immenso, dove ogni gioco viene analizzato, giocato e spolpato da hacker e leaker in anteprima, è una cosa completamente folle, questo in quanto sia difficile (se non totalmente impossibile) controllare ogni angolo del web. Al massimo sono gli stessi videogiocatori, che devono evitare come la peste questi spoiler (tenendo conto di avere la necessità e il desiderio reale di non prenderseli in faccia alla prima occasione), evitando come la malaria, video, live e notizie su giochi gli interessano, e non deve accadere l’opposto, ovvero censurare chi cerca di farglieli scoprire in maniera sana, sempre nel caso sia davvero interessati a farlo s’intende.

Quindi non solo non viene riservata una giusta attenzione nel promuovere un gioco del genere, così di nicchia al “grande pubblico”, ma bensì si cerca di tarpare le ali a chi cerca di farlo scoprire, quei creator che fanno magari anche “no commentary”, sfruttando si un gioco (che hanno ben pagato tra l’altro profumatamente il più delle volte), ma non traendone alcun tipo di vantaggio, se non quello di godersi una gran bella storia, ben raccontata, facendola scoprire anche al proprio pubblico, allargando così il bacino di utenza interessata ad un opera, che meritava di certo una sorte migliore.

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