[EDITORIALE SFOGO VIDEOLUDICO] The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom vs. Baldur’s Gate 3 per il GOTY 2023, i danni degli influencer e il disastro del mercato PC

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In questo nuovo articolo della rubrica “EDITORIALE SFOGO VIDEOLUDICO“, ci concentreremo sulla rivalità per il GOTY tra The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom e Baldur’s Gate 3.



Gli influencer al solito fanno danni a pioggia mi dispiace dirlo, dopo l’uscita di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom nei negozi e negli store digitali, e il gran numero di testate che ne ha elogiato i meriti (sebbene ci fossero anche dei difetti, come alcuni dungeon troppo tediosi e macchinosi, anche se pochi, il sottosuolo che per alcuni poteva risultare noioso da esplorare, ed una trama che ha delle piccole incongruenze, tra l’altro risolvibili da una Zelda confusa nel passato), e fan estasiati dalle dinamiche di costruzione, c’è stato un insolito dirottamento per denigrare il lavoro di Nintendo, mi spiego peggio.

Si è cercato in tutti i modi in questi tre mesi per smontare l’aura da “GOTY” che palesemente The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom rappresenta ancora oggi dopo tre mesi dal lancio, specialmente in un 2023 nel quale la concorrenza non c’è praticamente stata, con delle release che vanno dal “buon gioco dai”, al ma “che cazzo di merda hanno creato dio bono”. La lista è lunga quindi mettetevi comodi. Se entrate in qualsiasi video o live, dove si chiacchiera, si fa salottino e/o si fanno podcast videoludici (specialmente italiani), si esalta in gran numero di giochi “AAA” rilasciati quest’anno rispetto agli ultimi due anni, senza però dire come sono usciti, in che stato pietoso (specialmente su PC), e quello che davvero rappresentano di migliore rispetto ai giochi passati.


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I fantomatici Tripla A del 2023, giochi sempre più mastodontici che cercano sempre di più di fare di tutto, spaziare su ogni genere videoludico scoperto negli ultimi quarant’anni di gaming, non riuscendo mai (se non in rarissime eccezioni), ad eccellere in un solo e singolo aspetto, che farebbe ricordare il titolo nel corso del tempo ai posteri, e non essere dimenticato anche solo un’anno o due dopo la propria release, vero Assassin’s Creed (uno degli ultimi vale l’altro), Cyberpunk, No Man’s Sky, Kingdom Come? potrei continuare all’infinito a citarne dal passato recente (lol).

Quest’anno è stato finora pieno anche di buoni/ottimi giochi (non togliamo nessun merito per carità), basti citare alcuni come Atomic Heart, Sons of the Forest, Octopath Traveler 2, Diablo IV, Miasma Chronicles, il divertente Wo Long: Fallen Dynasty, il sorprendente Hi-Fi Rush, passando poi alle file Nintendiane con giochi di spessore come Fire Emblem Engage, Kirby’s Return to Dream Land Deluxe, il rilassante Pikmin 4 e Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon. Insomma tante carne al fuoco, per chi su ogni piattaforma, cerca di giocare un titolo veramente degno da essere definito “videogioco”.

Parliamo poi di titoli che sebbene abbiano avuto una ricezione decisamente positiva, non rientrano appieno nello status di “GOTY 2023”, ovvero proprio Hogwarts Legacy e Final Fantasy XVI. Entrambi i titoli hanno cercato a loro modo di ritagliarsi il maggior numero possibile di giocatori ed acquirenti (spesso anche troppo casual e cazzeggioni), togliendosi però quella fetta di giocatori hardcore, che apprezzano un livello di sfida, che non sia quello da quinta elementare, essì l’unica vera sfida “Hardcore” era il Boss finale di HL, che però non è difficile perchè pensato bene, ma semplicemente risultava essere una Bossfight pietosa (specialmente per la trasformazione che avviene al villain), con una difficoltà artificiosa come non mai, ed un cattivo ancora peggiore di quelli Disney e Marvel a livello di scrittura.


La playlist con la Blind Run di Fire Emblem Engage su Youtube (che riprenderemo presto)

Chiariamoci subito, entrambe le esperienze sono pensate per un pubblico globale e generalista, che conta anche persone che non hanno MAI giocato ad un videogioco classico (specialmente Hogwarts), con un gameplay veramente ridotto all’osso, pensato esclusivamente per far includere e far entrare sempre più persone in punta di piedi nel mercato videoludico (e di conseguenza, più entrate in cassa SIGNORI), e le vendite spaventose di Hogwarts Legacy sono la dimostrazione di questo mio ragionamento. Tantissimi giocatori che si sono approcciati al magico mondo della Hogwarts del passato infatti, son risultati essere utenti che hanno solamente letto i libri e guardato i film di Harry Potter, persone che non si sono mai davvero approcciate, ne hanno mai avuto un gamepad alla mano, perlomeno non in maniera seria.

Lo stesso è stato probabilmente pensato nel momento in cui è stato creato Final Fantasy XVI, snaturando tantissimo il JRPG che rappresentava in passato (leggendario per l’intera storia videoludica, assieme a Dragon Quest e Zelda), ridotto ad un combat system e un gameplay veramente minimale e per principianti, risultando infine essere veramente troppo facile per chi ha un minimo di esperienza nel mondo videoludico (e parlo anche di gente che gioca da 4-5 anni), ma con una trama decisamente molto interessante, che riesce a tenere a galla il titolo, un peccato davvero se ci pensate. Tutto questo unito al fatto che il gioco non è un Final Fantasy, se togliete la musica di vittoria orchestrata, il logo principale e l’aspetto truzzarello di alcuni personaggi (ripreso da quella monnezza di FFXV), probabilmente nessuno si sarebbe nemmeno accorto che fosse la serie di Square Enix.

Tocchiamo infine anche il discorso Diablo IV, il titolo è quello che più si è avvicinato (almeno prima di Baldur’s Gate), ad essere il vero e proprio rivale e competitor serio per The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom. Blizzard è infatti riuscita a creare un piccolo gioiellino dalla rara bellezza, con un ottimo gameplay, ed una trama veramente interessante e dei personaggi, in primis Lilith, la villain principale del gioco, che sprigiona un carisma e una personalità che spiccano di netto su tutto, con la presenza di Cutscene pazzesche che ti fanno veramente dire, ma perchè Blizzard invece di fare giochi, non crea film?

Nonostante ciò però, c’è da aprire un’ulteriore discorso in merito ai criteri che i The Game Awards hanno pensato e mantenuto, per determinare la scelta di inserire un titolo (anche solo nella lista) nel “Game of the Year” di un anno specifico. Baldur’s Gate e Zelda vantano tutte le caratteristiche che li avvicinano moltissimo a divenire un GOTY, son titoli mastodontici di ottima fattura, che offrono un livello di sfida adeguato, con meccaniche di gameplay innovative (si le costruzioni di Zelda lo sono, mi spiace per voi simpaticoni), oltre ad avere un apprezzamento elevato (se non addirittura elevatissimo), da parte di critica e pubblico nell’anno corrente. Tutte queste caratteristiche, che portano l’utenza al voto sul sito del TGA, assieme alla giuria di esperti che influisce più di tutti sulla scelta, portano a pensare che Diablo si inserirà nella lista dei GOTY assieme a The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom e Baldur’s Gate 3, ma che non possa minimamente competere, per quanto riguarda il numero limitato di player (almeno rispetto agli altri due, risultando sempre di nicchia), che hanno veramente apprezzato il gioco (ricordiamolo Always online, cosa che a molti hanno dato tra l’altro veramente tanto fastidio).


Un po di titoli dal passato (recente o remoto) della Rubrica “Game of the Sunday

Per mesi ho aspettato per parlarne, tenendomi questo argomento nel momento in cui sarebbe arrivato il vero rivale del GOTY che attualmente è (essì cari miei detrattori) The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom. Baldur’s Gate 3 attualmente è l’UNICO titolo nel 2023 che può contestare il Game of the Year all’ultimo Zelda, e “fanboismi” a parte, non sarei ne così dispiaciuto, ne deluso se questo succedesse davvero. Volete sapere il perchè? Il motivo è davvero molto semplice, più videogiochi di questo livello escono fuori, e più il mercato videoludico diventa competitivo e migliore (di conseguenza di vantaggio e benessere sempre maggiore per i player e per chi davvero ama videogiocare).

Alzare gli standard delle produzioni (non in termini economici e di quanto si spende nel realizzarli dio bono, ma in termini qualitativi ed autoriali), permette di far capire a chi sviluppa successivamente al rilascio di un Elden Ring, uno Zelda o un God of War, che deve adeguarsi e fare di meglio, cosa che nel 2023 NON E’ SUCCESSA minimamente (tralasciando alcune case videoludiche ed eventuali indie, che rimangono sempre un mondo a parte per fortuna).

Ciò che poi fa più sorridere se non scompisciarsi a terra dalle risate fino a sbavare esanimi, sono le dichiarazioni (spesso anche imbarazzanti) di chi lavora all’interno di questo mondo da anni, che definisce Baldur’s Gate 3 come un’anomalia del mercato odierno, e non un nuovo standard per il genere RPG moderno, quasi a voler dire “guardate che noi col cazzo che puntiamo a fare giochi migliori, che creino un qualcosa di innovativo, di mai visto prima“. Ma scusate, non è sempre stato quello l’obiettivo di chi da anni (come Nintendo e poche altre) cerca di creare un qualcosa di nuovo che sorprenda, e non il semplice, spenniamoli come se non ci fosse un domani con un prodotto scadente, che punta a non rischiare troppo sul mercato, creato in tempi folli e che sa di visto già dal 1996.

La dichiarazione riparatoria non regge nemmeno tanto, accordata poi da altri sviluppatori di team blasonati, che definiscono gli sviluppatori di Larian (quelli di Baldur’s Gate per chi non sapesse), dei privilegiati “videoludicamente parlando” (ma ammirandoli per il loro lavoro, perché bisogna fare sempre quelli del “lanciamo il sasso e nascondiamo la mano”), che sembrerebbe abbiano infatti lavorato con un budget praticamente illimitato, datogli a disposizione da uno dei brand più forti e ricchi sul mercato, ovvero quello di Magic: The Gathering e Wizards of the Coast.

So che è difficile da comprendere, me ne rendo perfettamente conto, ma non basterebbe semplicemente alle volte, non so, non rosicare e fare i paraculi, garantendo un lavoro migliore e non beccarsi merda al lancio (tra l’altro sapendo benissimo che succederà) e prendersi un pelino più di tempo nello sviluppo e la rifinitura del prodotto (specialmente su PC), mandando a fanculo le tempistiche e chi rompe i coglioni per le release entro il prossimo anno fiscale? Boh alle volte sembra veramente di dire delle ovvietà da quinta elementare e da populismo tossico, ma davvero sembra che l’unico pallino fisso delle aziende, sia solamente ed esclusivamente il profitto e i guadagni, e non la creazione di un buon prodotto da rilasciare sugli scaffali (digitali o fisici), per accrescere gli standard e la nomea della propria compagnia.

Non so voi se lo sappiate, ma tramite il passaparola tra utenti e videogiocatori (che funziona ancora, funzionava negli anni 90 e ancora oggi è tranquillamente possibile), riguardo ad uno specifico titolo che è stato recepito in maniera positiva dal pubblico, permette di farlo sempre più conoscere in giro, facendolo girare tra le persone (TikTok docet), e di conseguenza aumentare la propria utenza e le potenziali vendite sempre di più, cosa che Nintendo, From Software, Rockstar Games e poche altre lo fanno da anni senza alcun problema, rientrando appieno nei costi di sviluppo (anche guadagnando moltissimo, non investendo cifre fuori di testa), e spesso mantenendo anche le tempistiche )quando è possibile farlo davvero chiaramente) e nel caso rinviare di qualche tempo se necessario (vedasi i due ultimi Zelda ed Elden Ring, due GOTY e l’altro in dirittura di diventarlo, salvo ribaltamenti).


Un po di “Giorno del Ritorno“, titoli dal passato che rigiochiamo sempre volentieri

Sebbene l’ambiente PC sia sempre stato rappresentato da un’unica piattaforma (ma con più store, dove Steam però fa da padrone), ma che richiede un continuo aggiornamento dei componenti hardware nel corso del tempo (ciò dipende molto anche dall’evoluzione tecnologica e dal proprio utilizzo personale c’è da dirlo), rimane il posto ideale, per chi cerca le migliori prestazioni per la propria macchina da gioco, ma a mio avviso, non il migliore luogo dove videogiocare davvero (almeno non nel 2022-2023).

Il mercato (così come in passato infatti), è direzionato sempre verso l’universo delle console, che vanta al solito un numero spropositato di videogiocatori nelle proprie fila (sebbene solo Nintendo riesca davvero a mantenere delle esclusive valide e che rimangono “esclusive”, vero Sony?), che siano hardcore gamer che semplicemente vogliono stare tranquilli e giocare agilmente senza troppi smanettamenti, magari dopo una giornata di lavoro pesante, piazzati sul letto o sul divano, o ad altre categorie, magari più giovani (e perchè no anche più vecchie), casual o comunque giocatori della domenica, ma che ne so, anche al ragazzotto universitario, anch’esso magari stremato dagli studi e dal lavoro part-time, che vuole farsi una partita rapida “plug and play”, al proprio gioco preferito su console.

Gli sviluppatori, così come i publisher, sanno benissimo questa cosa, infatti, sempre di più (specialmente per quanto riguarda le produzioni AAA), si tende a creare giochi pensandoli principalmente per il mercato delle console, e poi per quello PC (un po come è sempre stato). Ciò lo si nota nettamente vedendo i porting delle versioni PC di diversi giochi usciti negli ultimi tempi (specie quest’anno), che hanno dato il loro peggio, anche su macchine con schede video e componenti di ultima generazione, con problemi di stuttering, frame lag, freeze, crash assurdi e caricamenti insensati, anche per chi streamma gli stessi su Twitch e Youtube, non permettendo spesso ai giocatori di continuare agilmente la propria partita.

Hogwarts Legacy è l’esempio lampante di questo discorso, tra caricamenti insensati e vari problemi tecnici riscontrati e sopra elencati, ma possiamo citarne tanti altri, da Dead Space, a quella perla di feci di Forspoken (Forspocchia per gli amici), Redfall, mamma mia che disastro di gioco, The Callisto Protocol, il rivoluzionante survival horror che doveva fare la pelle a Dead Space, con sua fantomatica media di 69 di voto su Metacritic, bravissimi davvero.

C’è da dire che Valve ci ha visto decisamente molto lungo, anche spinta dal successo della console ibrida di Nintendo. Steam Deck è infatti risultata essere una sorpresa assoluta (al contrario del flop delle Steam Machine), intercettando in buona parte, alcuni videogiocatori che per necessità o volontà propria, amano anche giocare in portatile (magari anche fuori casa), con una console che però è anche un PC (sebbene limitato per componentistica), un po come successe al lancio con Nintendo Switch, nell’essere sia una console portatile che una fissa, da utilizzare quando si vuole.

Giocare da PC è tanto meglio o peggio che giocare da console nel 2023? La cosa è decisamente molto soggettiva, ciò che è oggettivo invece, è che molto spesso si tende a prendere le parti di una delle due come bambini, non riuscendo a capire che l’importante non è dove stai giocando, ma il fatto che lo si stia facendo, godendosi appieno l’esperienza che offerta per quella determinata piattaforma, e perché no, se si può economicamente parlando, averle entrambe, per spaziare al meglio tra i generi offerti dal mercato videoludico.

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